Conosciuto anche come Green Twin per via del suo gemello Attilio, Aurelio Verdi e’ uno dei pochi grandi appassionati che e’ riuscito a fare del windsurf la sua professione. Espansivo, generoso e sorridente: questa intervista e’ stata l’occasione per sapere qualcosa di piu’ di chi dal 2000 (pausa hawaiiana a parte) ad oggi lavora come shaper alla Roberto Ricci Design International. (prima parte, la seconda parte qui)
RIW: Ciao Aurelio, ci siamo incontrati all’ultima presentazione RRD a Torbole, ma in quell’occasione non abbiamo avuto il tempo sufficiente per un’intervista, che ti sottoponiamo ora. Prima di lavorare in RRD hai avuto un’esperienza di shaper a Maui: con chi hai lavorato e quali aspetti hai approfondito maggiormente in quel periodo? Hai imparato la tecnica di resinare in quell’occasione o la conoscevi già prima? All’epoca avevi anche la possibilità di proporre tuoi “concept” in fatto di shape? RIW Cosa e’ cambiato nel tuo lavoro di oggi rispetto a quell’esperienza?
A.V.: Ciao, sono orgoglioso di poter rispondere alle vostre domande, ma devo precisare che gli eventi si sono svolti in maniera differente. Infatti per me tutto ha avuto inizio a Grosseto e alla RRD!
Infatti io sono di Grosseto ed ho cominciato a lavorare proprio a Grosseto alla RRD dando una mano a Roberto nel laboratorio dove venivano realizzati i prototipi RRD.
Dopo 6 anni di lavoro, vista l’esperienza maturata in RRD ho pensato fosse arrivato il momento di mettermi in gioco e vedere cosa riuscivo a combinare fuori dal giardino di casa.
Così mi sono trasferito a Maui per lavorare assieme a Josh Angulo, che proprio in quel periodo stava cercando di lanciare la sua Board Company.
Durante quel periodo ho potuto lavorare a stretto contatto con Ed Angulo (padre di Josh Angulo e carismatico shaper di Maui) e ho potuto dare forma a diversi miei concept per Josh e per la sua company.
Grazie a Ed ho potuto approfondire le mie conoscenze nello shape delle tavole wave e le regole fondamentali per shapare una tavola Wave a seconda delle condizioni di vento e onda in cui la si vuole utilizzare.
Posso dire che è stata davvero un’esperienza illuminante! Inoltre ho lavorato con Kazuma (altro famosissimo Shaper Hawaiiano) e lavorando da lui ho visto per la prima volta una CNC (macchina a controllo numerico).
Vedere disegnare le tavole al computer mentre io le facevo ancora nel vecchio stile è stato incredibile, vedere il mandrino di una macchina a controllo numerico shapare linee perfette sul pane e realizzare in poco tempo un lavoro che io impiegavo ore e sudore a fare è stato quasi sconvolgente!
Inoltre in quel periodo ho avuto il piacere di entrare nei laboratori della Proof alle Canarie e vedere come riuscivano a costruire tavole che resistevano alle condizioni di Pozo!
Conoscevo già Keith Teboul, i ragazzi della Quatro e Pio Marasco, il team più innovativo di Maui, tutti sempre in acqua a provare ogni tipo di idea, da loro c’è sempre qualcosa da imparare…
Ma le cose più interessanti le ho comunque imparate in Thailandia alla Cobra (Azienda che produce gran parte delle tavole in sandwich di serie) dove ho avuto il piacere collaborare e vedere come si produce in serie qualunque tipo di tavola e tutte le possibili problematiche legate alla produzione in serie.
Mi sono trovato di fronte ad un’azienda al top nella ricerca e nello sviluppo dei materiali che si utilizzano per realizzare le tavole che usiamo poi noi tutti nella pratica di tutti i giorni.
Finita la mia parentesi Hawaiiana sono ritornato a casa, e per mia fortuna Roberto mi ha nuovamente coinvolto all’interno della sua Custom Factory in RRD.
In questo momento io sono il responsabile dello shape delle tavole RRD e nel mio lavoro ho portato un po’ di tutte le esperienze accumulate nel corso degli anni.
Ho imparato molto da quei viaggi e da quelle persone, e tutto quel bagaglio di esperienze oggi continua a trasparire nella gran parte delle tavole che si trovano nella collezione RRD.
Tutti i giorni mi confronto con Roberto e con i migliori atleti in circolazione sulle caratteristiche che devono avere i prossimi giocattoli, e poi il mio compito è quello di passare dalla teoria alla pratica, sfornando nuovi prototipi che verranno testati e se approvati verranno prodotti in serie.
RIW: Nel processo di sviluppo delle nuove tavole in RRD chi identifica le nuove opportunità di mercato e chi progetta il prodotto nelle sue caratteristiche?
A.V.: Molti progetti partono dalla mente del Boss Roberto Ricci, lui è quello che insieme a Dylan Duffus, il nostro sales manager, si occupano di ascoltare ciò che il mercato richiede.
Il passaggio dalle necessità del mercato al progetto di una tavola avviene attraverso una serie di meeting con Roberto passando attraverso tutti i feedback dei nostri Team rider.
Per esempio Finian Maynard è da anni il mio atleta di riferimento per lo sviluppo delle slalom, a lui il compito di provare sul campo come funzionano le tavole, vedere come si muove la concorrenza e suggerire nuove soluzioni in base alla sua incredibile esperienza nel campo della velocità. Tutte queste informazioni mi servono per capire esattamente cosa devo realizzare, e quali numeri e parametri devo inserire nel programma al computer.
In realtà molto spesso si parte da progetti già esistenti, e questo ci permette di concentrare la nostra ricerca lavorando su specifiche modifiche allo shape che possano incrementare le prestazioni.
Nel campo dello slalom il mio bagaglio di esperienza unito a quello di Finian ci permette di riuscire a ottenere notevoli balzi evolutivi realizzando pochi prototipi, rispetto a quanti ne deve realizzare la concorrenza per ottenere gli stessi progressi. Questa capacità è fondamentale per poter ridurre i costi e mantenere la Custom Factory in Italia a Grosseto, dove i costi di gestione, personale e produzione sono notevolmente più elevati rispetto alla Thailandia, dove in genere le altre aziende producono i prototipi.
RIW: Quante linee di “scoop-rocker” utilizzate attualmente? Alcune vengono condivise tra più linee di tavole? Se si, quali? Le modificate spesso?
A.V.: Ogni tavola ha una sua scoopline. Magari in fase di sviluppo di un nuovo prototipo si possono provare scoopline che abbiamo utilizzato su altre tavole, ma poi comunque subisce qualche piccolo e importante aggiustamento per rapportarlo alla larghezza e alle caratteristiche della tavola. Nel mio laboratorio ho una dima con la scoopline per ogni modello di tavola che ho realizzato.
RIW: Abbiamo visto che gli “outline” più larghi, dopo essere stati lanciati da voi, sono stati adottati da diverse marche concorrenti. Si tratta di un trend che interesserà a tuo avviso in futuro tutto il mercato, oppure resterà limitato solo a certe tipologie di tavole?
A.V.: A mio avviso si tratta di un concetto che un po’ alla volta verrà portato a tutte le tavole e posso dire che in questo caso è stato Roberto ad avere una specie di illuminazione su questo trend nello shape, e mi ha spinto a sviluppare nuovi shape dal wave al freemove fin quasi ad esagerare.
Anche se io all’inizio ero un po’ scettico, dopo aver visto i risultati e il vantaggio di aver tavole larghe che ti permettono di ampliare il range di utilizzo senza compromettere divertimento e performance, beh mi ha convinto.
È stato bello scoprire qualcosa di nuovo e rinnovare tutto quello che era stato fatto in precedenza, abbiamo dovuto studiare e trovare i giusti scoopline per fare funzionare correttamente gli shape, ma alla fine i risultati li abbiamo visti e ne vedremo ancora delle belle!
Interview: Enrico Barchi – www.RIWmag.com