Claudio Badiali detto anche “BAD” (proprietario e sviluppatore della Challenger Sails) ha reso disponibile qualche scatto che mette in luce la nuova tecnica di costruzione adoperata per sviluppare le nuove ThreeG.
Tante le novità ed altrettanto gli sviluppi che Claudio ha deciso di mettere a nudo per la redazione di Riwmag:
“Parlavo con Daniel Bruch qualche giorno fa che giusto a proposito della nuova ThreeG … l’ha definita “la vela wave perfetta”. In sostanza Daniel non ha chiesto modifiche specifiche e dettagliate ma piccoli miglioramenti e la creazione di una seconda linea orientata ad una clientela più esigente, realizzata con tessuti e tecnologie e materiali all’avanguardia come le vele a fili orientati. Logicamente non e’ facile inverntarsi dei nuovi materiali, quindi abbiamo avvalorato l’ipotesi di sfruttare al meglio quello che oggi la tecnologia è in grado di offrirci partendo dalle reali esigenze dei windsurfisti.
Oggi la caratteristica piu’ richesta e’ il mantenimento della stabilità del profilo abbinato alla leggerezza, cioè mantenere una vela molto leggera cercando di non renderla troppo elastica. Questo è il punto cruciale, proprio perchè più si alleggerisce una vela più si corre il rischio di renderla fragile ed elastica compromettendone la stabilità. Da qui la decisione di Challenger, di progettare un nuovo tipo di costruzione chiamato “a fili orientati” che consiste appunto nell’orientare questi fili in “black technora” all’interno delle membrane sulle linee di tensione della vela.
In realtà, tornando qualche anno indietro nel tempo, Challenger Sails aveva già utilizzato questo tipo di costruzione nel lontano 2008 quando le prime vele slalom vennero testate da Anders Bringdal. In quel periodo però, questo tipo di progettazione a pannelli orientati era rivolta per la costruzione di vele slalom ma lo stesso Anders ed altri atleti del Team non rimasero soddisfatti della risposta che dava la vela in condizioni di over power in quanto la benche’ piccola elasticità di queste membrane comprometteva la velocita’ e la facilità di conduzione.
Che cosa accade: nello slalom tutti gli atleti girano sempre soprainvelati, in queste condizioni le vele subiscono dei carichi molto elevati per i quali il tessuto tende a deformarsi e qui entrano in gioco le stecche ed i materiali utilizzati. Se il tessuto non è ad elasticità zero o al massimo 0,05 (per cui su un metro abbiamo pochi decimi di millimetro, quasi niente) e’ logico che la vela anzichè mantenere il suo profilo si “impallona”, come si dice in gergo, causando il classico spinout. Quindi dopo aver messo le vele in vendita per circa un anno e mezzo …. abbiamo deciso di interrompere questo progetto e metterlo da parte perchè per lo slalom non dava stabilità.
Successivamente provammo nel 2009 ad applicare questo progetto alle vele freestyle: anche li tutti approvarono per la leggerezza … ma la cosa che frenò fu la gestione dei costi di produzione. Il fatto di utilizzare dei materiali avanzati per riprodurre i “pannelli orientati” comportò un aumento sproporzionato del prezzo di produzione che da un lato produsse una vela molto performante ma dall’altro avrebbe più che raddoppiato i costi . Quindi la vela era bella, leggera ma costava troppo … e nel 2009 il fattore prezzo influiva molto sulla scelta dei materiali. Nessuno avrebbe comprato una CHS al 20% in piu’ rispetto alle vele messe sul mercato. Nel 2010 abbiamo definitivamente abbandonato il progetto seguendo le strade comuni cercando di studiare un giusto compromesso di materiali da utilizzare nella costruzione delle vele slalom, proprio perché dopo anni di studio e test sui prodotti, siamo arrivati alla conclusione che questo tipo di struttura a pannelli orientati non fosse idonea alla progettazione di vele slalom.
Quest’anno abbiamo visto un’altra azienda del settore uscire con una linea di vele wave fatte con questa tecnologia cosi abbiamo pensato che questa potesse essere la volta buona per riprendere un progetto messo da parte qualche anno prima ed applicarlo alle vele wave. Proprio cosi’, perchè nel wave e nel freestyle abbiamo bisogno di un minimo di elasticità di profilo, soprattutto nel wave, quando ci si trova sulla cresta dell’onda o durante un salto. In quelle circostante si hanno delle sollecitazioni tali per le quali una risposta troppo secca della vela e dell’attrezzatura potrebbe determinare la caduta o una non chiusura di una manovra, per cui diciamo che una vela che, in un certo senso “respira” insieme al windsurfista, e’ fondamentale.
La decisione definitiva sul riutilizzo di questa tecnica è stata presa sulle basi che questo tipo di tessuto a pannelli orientati è molto particolare e che una delle migliori aziende a produrlo e’ proprio italiana. Qual’e’ il nostro vantaggio rispetto ad una produzione cinese?! Sicuramente non i prezzi ma una migliore qualita’ delle membrane e dei fili orientati. Abbiamo prodotto queste nuove vele con il miglior film a pannelli orientati reperibili in circolazione che invece di essere un 23 applicato su ogni lato (quindi 46 – NdR: di grammatura) è un 17, per cui passiamo da un 46 ad un 34 alleggerendo un 25% solo nel film, abbiamo pareggiato il tutto raddoppiando o addirittura triplicando la quantità di fili orientati per rendere la vela sicura sotto tutti i punti di vista.
La vela in questione non è altro che la fotocopia della vela di serie con un peso ridicolo … che si aggira per una 4.5 sui 2,350 Kg compresa di stecche realizzate non completamente in carbonio (per non rendere il profilo troppo rigido). Questa nuovo prototipo è interamente prodotto in italia, le rifiniture sono custom ma stiamo ragionando, considerando il successo scosso, di metterla in produzione. Non abbiamo ancora valutato se mantenere una produzione italiana oppure orientale, momentaneamente siamo in una fase creativa e di test alla fine della quale valuteremo la scelta migliore.
Altra novità, anche per rispondere alle molteplici domande fatte nelle scorse settimane, riguarda il discorso delle dimensioni della finestra. In questa nuovo prototipo notiamo una finestra leggermente più piccola, questa scelta deriva dalla volontà di mantenere su più superficie possibile la struttura a fili orientati, perchè sarebbe inutile progettare una vela tutta strutturata per poi eliminare una gran parte della struttura stessa. Ragionando ed effettuando i dovuti calcoli abbiamo deciso di realizzare una finestra totalmente funzionale e posizionata bene per tutte le manovre, soprattutto nel bottom in cui è necessario avere quello spiraglio di visibilità che permette di essere precisi e simultanei nel momento giusto. Quindi la finestra è perfettamente posizionata, ovviamente i test serviranno anche a confermare questa progettazione o eventualmente calcolare eventuali spostamenti millimetrici per poterne aumentare ancora di più le prestazioni.
La seconda novità è la preparazione di un prototipo freestyle 4.8 che verrà testato da Federico Radicioni prima in Italia e poi in Australia dove verrà fatto un fotoshooting e dove ci comunicherà le prime impressioni, proprio perchè forse è proprio nel freestyle che serve la maggiore stabilità di profilo e leggerezza.
Per cui diciamo che le soprese e le novità di quest’anno saranno sicuramente nella threeG ma sicuramente avremo delle cose altrettanto interessanti anche al livello di 4pro.
Vi terremo continuamente informati sugli aggiornamenti e sui test fatti sui nostri prodotti.”
text: Piero Aiello 4 www.RIWmag.com
photo: courtesy Claudio Badiali