L’articolo sulla pinna “al contrario” (www.riwmag.com/danilo-lanteri-fins-e-la-nuova-pinna-al-contrario/) ha suscitato molto interesse e molte discussioni.
Danilo Lanteri è uno degli shaper più stimati della scena windsurfistica italiana custom sia per la creazione delle tavole che delle pinne con qualità e cura del Made in Italy.
La recente realizzazione di una sua nuova pinna ha spinto la redazione di RIWmag a contattarlo per una nuova intervista.
RIW: Ciao Danilo, ben tornato su RIWmag! Da quando hai creato il nuovo marchio e logo di Danilo Lanteri Fins gli atleti che usano le tue pinne hanno ottenuto risultati importanti. Puoi citarne quelli più significativi?
Danilo Lanteri: Ciao! Si, in effetti tutti gli atleti che si sono affidati al mio nuovo marchio hanno ottenuto ottimi risultati ma per merito loro, non mio! Io ho cercato di aiutarli con le mie pinne, e in questo mi impegno molto, ma loro sono ragazzi formidabili: Mattia, Francesco, Jacopo stanno dando grosse soddisfazioni al nostro windsurf! Certo per me, sono sincero, è una grande soddisfazione vedere le mie pinne vincere il Campionato italiano wave, il Campionato italiano Freestyle, Il Campionato Europeo Freestyle, ed essere anche al terzo posto nel PWA oltre ad una continua presenza nell’alta classifica in risultati di tappa. Da quest’anno poi fornisco le pinne ad altri due atleti del PWA: al francese Antony Ruenes 8° lo scorso anno e Andy Lachauer, un giovane tedesco con ottime potenzialità. Insomma, i feedback per essere sempre sotto pressione non mi mancano … ma non chiedo di meglio.
RIW: Ultimamente hai lavorato ad un nuovo concetto di pinna il cui shape sembra “al contrario”. Puoi spiegare com’è nato questo progetto?
D.L.: Ti riferisci alla pinna che vedi sotto la tavola wave di Matteo Testa, certo, a prima vista è un po’ strana … Ma lo è solo per gli occhi, perché idrodinamicamente invece è assolutamente logica. Tu la vedi “al contrario” rispetto all’abitudine corrente che ci fa riconoscere ‘giusta’ la pinna girata all’indietro, ma per il flusso d’acqua sotto la tavola non c’è un senso “giusto”: il flusso incontra un oggetto e lo percorre creando delle reazioni. Sta a noi utilizzare quelle reazioni. E quelle di questa pinna, chiamiamola … Reverse?, sono ottime reazioni, idrodinamicamente prevedibili e definite. Infatti non c’è stato nessun progetto specifico da parte mia perché ho un solo progetto: migliorare continuamente, per cui spostando l’obiettivo sempre più avanti mi sono trovato davanti a questa scelta di forma come conseguenza di un risultato imposto a priori: ho imposto alla pinna di “girare”. E cosa c’è di più girevole di una “girandola”? Ho ragionato proprio su quella, la girandola col galletto che sta al vento sui tetti, magari in cima ad un comignolo. A volte le soluzioni sono dove non stai cercandole! Poi la mia provenienza dalla vela mi ha fatto pensare al timone compensato e … eureka! Trovato. Vabeh, l’idea era quella, diminuire la stabilità intrinseca della pinna fino a trasformarla in instabilità sfruttabile. Perciò una spremuta all’ idrodinamica per qualche giorno e mi sono convinto che era tutto vero. A quel punto è bastato ragionare e calcolare la posizione dei centri di forza che agiscono sulla superficie della pinna quando naviga ed è venuta fuori questa forma “alla rovescia”. Un primo prototipo ha fugato da subito gli ultimi dubbi e questo, che è il terzo, mi sta aiutando a mettere a punto ancora qualche dettaglio riguardo alle misure utili e alle regolazioni sulla tavola, ma nel complesso è una pinna definitiva a tutti gli effetti. Voglio dire che non è stato un tentativo a casaccio di fare “qualcosa di strano”, piuttosto una tappa del percorso che sto facendo. Studio molto prima e quando faccio una pinna il prototipo mi serve più per aggiustare i parametri che per capire se funziona. E questa funziona alla grande.
RIW: Ma “al contrario” c’è solo l’outline o anche la sezione del profilo? In altre parole il bordo d’attacco resta classicamente più arrotondato del bordo di fuga più tagliente o sono stati invertiti anche i bordi della sezione del profilo?
D.L.: Il profilo è ovviamente nel senso ‘giusto’, come viene inteso normalmente, anche se con questo shape posso intuire che si potrà cambiare anche quello, ma non ‘invertendolo’ che non avrebbe senso, ma cambiando l’attuale profilo con uno diverso e più performante non dovendo sopperire col profilo a limitazioni di shape. Ma sarà un ulteriore sviluppo futuro. In pratica con questo shape si crea un flusso “virtuoso” che allontana fortemente lo stallo (quindi spinout) che finora con le forme ‘classiche’ era allontanato soprattutto grazie al profilo, ma a costo di maggiore resistenza. Non dovendo più preoccuparsi troppo dello stallo tramite il profilo se ne può adottare uno più … veloce senza preoccupazione.
RIW: Da quanto tempo lavori su questo progetto? Quanti prototipi hai sviluppato finora e in termini di prestazioni della pinna quali sono i risultati attuali?
D.L.: I principali vantaggi di questo shape sono principalmente due: assenza totale di spin out, anche ad angoli “impossibili” e una decisa “tendenza” a girare, e se dico decisa è perché si sente proprio sotto i piedi. La pinna stessa ‘tira’ dentro la curva. Queste sono le dirette conseguenze della logica idrodinamica alla base di questa forma. Ma possiamo aggiungere anche una migliore efficienza traducibile in possibilità di ridurre la misura della pinna con un conseguente leggero aumento della velocità e pure una evidente capacità di risalita. E ad alta velocità è impressionante: aumenta la stabilità. A bassa velocità, al contrario diventa facilmente instabile, il che favorisce la voglia di curvare, e in questo ti assicuro non si fa pregare. Difetti? Beh, senz’altro non la consiglierò a chi esce in mezzo alle alghe! Ah ah!
RIW: Questo nuovo shape è specifico per un assetto thruster o lavora anche in altre configurazioni multifin? E come funziona come single fin?
D.L.: Ovviamente in una soluzione single fin gli effetti sono massimi perché unica pinna ad agire sotto la tavola, mentre in assetto trifin le due side ne ammorbidiscono un po’ le sensazioni, ma si tratta come sempre, di trovare il compromesso più gradito ad ognuno. Paradossalmente un single fin sarà ‘vivacizzato’ ed un multifin sfrutterà la saggezza delle pinnette laterali. Infatti sto ragionando su due modelli leggermente diversi per i due assetti.
RIW: Questo nuovo modello è già disponibile al pubblico? Come possono i lettori di RIWmag capire se questa nuova pinna fa al caso loro? Per quale tipo di utilizzatori e per quali condizioni è più adatta?
D.L.: La pinna, come ho detto prima, ha ancora bisogno di qualche rifinitura riguardo alle misure e altre piccole cose e quindi al momento non è ancora in produzione ufficiale, ma non ci vorrà molto. Penso anzi che nel mentre che si pubblichera’ questa nostra chiacchierata , potrò proporre i primi esemplari. Mi chiedi, anche a nome dei lettori di RIWmag, qual è l’utilizzo specifico e più adatto? Wave? Sì, ma stò pensando anche ad altri utilizzi, per ora wave, cioè tutte le volte che c’è bisogno di curvare stretto e rapido, e perciò immagino le onde del Mediterraneo spesso irregolari ed improvvise sostenute da venti on-shore e incostanti dove la capacità di risalita e la rapidità di curvare possono fare la differenza tra il prendere più onde possibile o aspettare quella perfetta che forse non arriverà mai.
Per maggiori informazioni sui prodotti firmati Danilo Lanteri Boards & Fins: www.danilolanteri.com oppure www.facebook.com/danilolanteriwindsurf
interview: www.RIWmag.com
photo: Danilo Lanteri, Matthäus Hadamik/EFPT