Andrea Franchini: “come qualcuno saprà d’inverno vado a lavorare in montagna e passo pomeriggi interi a guardare foto e video sul web. Quest’inverno le foto di Capo Verde erano quasi una tortura: tutti i giorni video e foto una più bella dell’altra …
Decido quindi di buttare l’occhio sulle previsioni e intravedo uno swell con periodo 18 sec. e 4 metri d’onda aaaaaaaaahhhhhhh
Non esito un attimo, contatto quei “vagabondi” di Gigi (Le Carro) e Paolo (Biondani) e dopo un po’ di concitazione tutti danno la conferma! Procedo con la ricerca di biglietti, alloggio, macchina: in due giorni tutto comprato e organizzato, il giorno dopo eravamo sull’aereo per CAPO VERDE !!!
L’uscita a Capo Verde è stata contraddistinta da un vento leggero con uno swell imponente.
La nostra scelta “basata sulle previsioni” di portarsi dietro solo la tavola piccola non ha aiutato nell’uscire dallo shore break, ma ha reso la surfata in mezzo alle onde tecnica e fluida.
Molti conoscono la bellezza dell’onda a specchio di Punta Preta: glassy, una sinistra che si srotola dietro di te lasciandoti libero lo spazio davanti, senza rompere. Paolo Biondani in azione a Punta Preta.
Questa condizione ti lascia il tempo di concentrarti solo sul timing giusto per arrivare sul lip e decidere se schiumarlo o entrarci deciso per un aerial.
La cosa invece meno divertente è che non ci sono molti margini d’errore. Si surfa infatti a pochi metri dalle rocce, in uno spazio ben delimitato, come se si camminasse su un marciapiede al cui lato, scendendo, ci si ritrovasse sopra della roccia lavica … meglio restare sopra sul marciapiede.
Purtroppo non sempre è possibile rimanere su questo marciapiede e lo testimoniano i numerosi rigs rotti: cadere, significa lanciare al proprio destino, fra schiume e rocce, tutta l’attrezzatura e sperare una volta tornato a riva che i danni siano riparabili.
Io ho rotto una miriade di stecche, le tasche della stecche sembravano mangiate dai topi, la tasca d’albero tagliata in più punti dagli artigli delle rocce di Ponta Preta!!!
Una nota che non posso omettere è a proposito dell’albero, il Superleggero, un albero da 1,3 kili!!!
Più leggero di qualunque altro sul mercato: ero preoccupato e prima di partire avevo chiesto in MaverX se fosse il caso di portarsi dietro anche alberi più robusti, ma mi hanno rasserenato a riguardo.
Avevano ragione: ho visto la mia attrezzatura portata via da onde giganti, strappata dalle mie mani e l’ho osservata rotolare sopra le rocce, scomparire tra le schiume, impuntarsi con l’albero fra le rocce, e tornare a riva notando che l’unica cosa che aveva resistito era l’albero. Quindi sono leggeri ma resistono eccome!!!
Gigi Le Carro in azione a Punta Preta.Anche Gigi aveva un feeling positivo con le rocce di Ponta Preta: sembrava quasi che gli piacesse di più rientrare da li’ che dalla spiaggia!!!
Come compagni di viaggio Gigi e Paolo sono stati veramente cool: ci siamo spaccati dal ridere, abbiamo cercato di fotografarci e filmarci a vicenda anche se le condizioni ci richiamavano in acqua. Grandi e grazie di tutto!
Gli scatti inediti contenuti in questo articolo hanno per titolo NO STRESS CAPO VERDE: potete ingrandirli cliccandoci sopra 😉 ”
Text: 4 www.RIWmag.com
Photo Courtesy: Andrea Franchini, Paolo Biondani, Gigi LeCarro