Il suo nome e’ venuto alla ribalta lo scorso anno durante l’evento di Luderitz, essendo stato l’unico italiano presente (escluso il caso speciale di Patrik Diethelm che ha sia passaporto italiano che svizzero).
Ma la sua passione per il windsurf arriva da molto piu’ lontano e ha radici profonde.
Nobile nello spirito, gentile nei modi, combattente sull’acqua: un vero cavaliere dello Speed.
RIWmag ha intervistato Alberto Possati.
RIW: Ciao Alberto, Luderitz Speed Challenge 2013 si avvicina; come ci si sente ad essere tra i protagonisti di quello che è annunciato come l’evento speed più famoso della storia di questo Sport?
A.P.: Ciao RIW! E’ molto speciale, pur essendo già stato a Luderitz l’anno scorso mi sento felice di ritornarci e soprattutto fiero di rappresentare, insieme ad Andrea Baldini, il nostro Paese in un record attempt di questa levatura.
RIW: Quale è stata la tua preparazione atletica in vista del grande giorno?
A.P.: Corsa leggera, vogatore, corda e Kettlebell mi hanno aiutato a rinvigorire un corpo ormai anziano (scherzo, fino a un certo punto … ). Il mio allenatore, Luca Zama, ha avuto un ruolo fondamentale nella mia evoluzione per lo speed, che ultimamente si è concentrata sullo sviluppo della forza esplosiva. Ovviamente anche uscite in acqua, purtroppo poche sinora. Recentemente col Principe siamo stati 5 giorni (ruggenti!) a La Franqui, e due giorni fa sono tornato da Karpathos, dove per anni abbiamo disputato il mondiale, e dove ho preso una tamburata di vento.
RIW: Parliamo un po’ dell’edizione 2012, cosa è andato bene lo scorso anno a Luderitz e cosa hai capito di dover migliorare?
A.P.: E’ andato bene arrivare vivi dopo 14 ore di volo e 1300Km di furgone da soli senza aria condizionata … no, seriamente, sono andato moolto più forte di quello che pensavo, complici un canale realmente velocissimo e la mia capacità di vincere la paura dei primi giorni. Sai, il canale è largo 6/7m nei punti stretti e passarci a 85Km/h di col boma in mano all’inizio ti lascia un po’ perplesso, poi ti ci abitui. Quest’anno ho pronte migliorie di trim, posizione e attrezzatura; ho studiato e ristudiato video e foto e c’è tanto da fare. L’importante è sapere cosa fare, e qualche idea ce l’ho.
RIW: Quale è stata la tua più grande paura … e come l’hai sconfitta?
A.P.: In acqua, in particolare facendo speed, se hai un crash sul run normalmente non fai in tempo ad avere paura, poiché tutto accade così in fretta che ti trovi solo a constatare se o meno sei ancora intero … ricordo però che uno degli ultimi giorni a Luderitz, nel run a circa 46 nodi, mi è calata la raffica; allora mi sono messo un po’ più dritto per “passare il buco” e la pinna (asimmetrica), non sentendo più pressione, ha cercato di disarcionarmi facendomi passare a due dita dal bordo del canale … grazie al Cielo tutto a posto, ma preferirei non ripetere l’esperienza. A parte tutto, a Luderitz sono sempre molto “attento”, non direi pauroso. La chiave è per me mantenere una quiete tale da tenere alto il livello di attenzione.
RIW: Come è cambiato il tuo “mondo speed” negli ultimi anni?
A.P.: Le vecchie gare dal 2005 al 2010 (prima non correvo) erano appunto gare, nelle quali contava essere primi, per capirci. Magari chi vinceva aveva fatto 38 nodi, ma la gara era vinta. L’ambiente era divertente, ed i montepremi non elevati facevano sì che chi veniva (anche ad altissimi livelli) venisse per passione e non per soldi. Mi sono divertito in quei contesti, ho imparato e sono cresciuto. Allora l’unico vero record attempt era S.tes Maries de la Mer, il Canale, ma non ho avuto la fortuna di andarci. Ecco, Luderitz è un nuovo canale, studiato meglio grazie all’esperienza vissuta con S.tes Maries, che ha provato che i 50 nodi in Windsurf sono oltrepassabili, ed io credo che ci sia ancora un bel margine di miglioramento. Figo esserci, no?
RIW: Qual’ è il posto dove più ti è piaciuto praticare la tua disciplina?
A.P.: Mi piace praticare speed a Luderitz, perché si va come una fucilata. Mi piace lo speed a La Franqui, Francia, perché è facilissimo e velocissimo, poi il run può essere eterno. Bello anche ad Arinaga, Gran Canaria, perché ti alleni duro con 40 nodi di bolina per averne 30 nel downwind … ti allena molto fisicamente. Mi piacerebbe tornare a Walvis Bay, Namibia, perché è lì che ho capito cos’è lo speed.
RIW: Quanto contano la testa, la tecnica, la struttura fisica, la forza fisica e il coraggio, … e quali sono gli atleti che ti hanno maggiormente impressionato per queste qualità?
A.P.: Tutto conta, ovviamente. La mia struttura fisica è un ottimo aiuto (190cm, 104Kg.). Per un record attempt nel Canale, paradossalmente, l’allenamento conta meno che per una gara, dato che dopo il run vieni riportato alla partenza in macchina, ed intanto ti riposi. La testa aiuta, il coraggio anche … ma forse nel mio caso l’esperienza ha il ruolo più importante: il sapere fidarti di te stesso, il confidare in te. Riguardo agli atleti, in questi anni li ho visti e conosciuti più o meno bene tutti, e ognuno dei “grandi” ha caratteristiche impressionanti. Penso alla determinazione di Bjorn, che mi ha insegnato molto, alla costanza di rendimento di Albeau, al ritorno in scena di Anders Bringdal dopo anni … Penso al Principe quando ha vinto l’Europeo in Irlanda, davanti a Bjorn, ma anche a Dieter Gerichhausen, che a 58 anni a Luderitz è andato più forte di me. Credo di dover imparare qualcosa da ciascuno di quelli che ho incontrato in gara. Pensandoci bene … c’è anche qualcuno dal quale non vorrei imparare nulla, ma questa è un’altra storia (;-))
RIW: Quando hai capito, nella tua carriera di windsurfista, che saresti riuscito ad andare forte nello speed?
A.P.: Sinceramente non l’ho capito … mi è capitato. Dato che ho cominciato a 43 anni, e sino ad allora facevo 20 giorni di windsurf all’anno (dal 1977) ho pensato che avrei voluto competere nello sport che mi (ci!) ha sempre fatto sognare. Escludendo il Freestyle ed il Wave, per ovvie ragioni, e lo slalom che richiede troppo allenamento (esco30/45 giorni all’anno) la scelta è caduta sullo speed. Tuttavia, da sempre mi piace andare forte, anche su un wave da 85l.
RIW: Dove andrai a fare la “rifinitura” prima di Ottobre?
A.P.: Sardegna quest’estate, dove farò poco speed ma starò molto in acqua col boma in mano in condizioni che come sai sono le più varie. Devo vivere in acqua, che sia con la 10.0 e il formula che con lo Speed 49 e la 5.6 in un giorno buono … poi spero a La Franqui col Principe, per tornare sul 44 Speed che userò in Namibia.
RIW: Sei molto amico di Bjorn Dunkerbeck … quanto pensi che ciò possa aver aiutato il tuo processo di maturazione come Speedsailor?
A.P.: Direi che Bjorn non l’abbia aiutato, in realtà l’ha generato. E’ stato lui a “portarmi” a Walvis Bay, Namibia, nel 2007. E’ con lui che in questi anni, per qualche settimana all’anno, mi sono allenato alle Canarie e sono andato a fare le gare di speed. E’ un caro amico, al di là di quello che ha fatto nel windsurf, e posso dire tranquillamente che mi ha spinto a fare cose che 10 anni fa non avrei immaginato di fare. E’ grazie a lui e a Vittorio Marcelli (altro fraterno amico mio e suo), oltre che a me stesso ovviamente, se ho fatto i miei 44.47/500m.
RIW: Qual è il tuo sogno per il prossimo Luderitz Speed Challenge … e quale il tuo obiettivo di minima?
A.P.: diciamo 46 nodi minimo minimo, anche se 47.5 sui 500m mi stamperebbero un bel sorriso in faccia per qualche mese. “SI-PUO’-FARE!!!” come diceva Gene Wilder in Frankenstein Junior…
RIW: Grazie Alberto … in bocca al lupo per la tua grande avventura … e come dice il Principe: Forever Speed!
A.P.: Grazie a voi RIW! Forever Speed!!! Ogni tanto proviamo tutti a metterci al gran lasco e a chiudere quella vela … non rimarremo mai delusi.
interview: www.RIWmag.com
photo: Eric Bellande / Courtesy Alberto Possati