CON LA PASSIONE TUTTO E’ POSSIBILE … ANCHE A SCUOLA!!! (prima parte, qui la seconda parte)
Raccogliamo e pubblichiamo con estremo piacere e interesse la testimonianza e l’esperienza di un nostro appassionato lettore, professore di educazione fisica alle superiori, che e’ riuscito a realizzare un corso di windsurf completo ai suoi allievi durante il suo programma scolastico: Bruno Giordano.
“Tutto é iniziato quasi per scommessa: dopo una ormai lunga e spero onorata carriera d’insegnante di educazione fisica volevo trovare qualcosa che suscitasse “passione” nei miei allievi. Qualcosa di nuovo, coinvolgente, insolito e comunque realizzabile nell’ambito scolastico. Ma cosa poteva “appassionarli” così tanto? Così mi sono chiesto quali fossero le mie PASSIONI ma, considerando la mia età (52 anni), forse sarei andato fuori strada: troppo distante da loro. La mia proverbiale “Sindrome di Peter Pan” invece forse avrebbe potuto funzionare. Quindi ho cominciato ad elencare le mie passioni in ordine d’importanza: la mia compagna (ma oltre ad essere anche lei una loro insegnante mi auguro che scateni passioni solo in me), mio figlio che ancora non credo abbia l’età giusta per scatenare passioni forti e … il WINDSURF!!!
Ecco, forse il windsurf avrebbe potuto coinvolgerli, del resto io ne sono rimasto contagiato dal lontano 1981 quando gli stessi genitori dei miei allievi erano ancora dei bambini. D’accordo, organizziamo il primo corso di windsurf nel mio Istituto Tecnico, ma come procedere? Innanzi tutto non si può dire che l’ubicazione sia delle migliori: siamo a Cuneo che è si una ridente cittadina, ma si trova circondata dalle montagne e naturalmente non possiede una seppur minima tradizione nautica. Però le cose più si complicano e più mi “appassionano” (termine ormai ricorrente). In realtà molti anni fa avevo già portato una mia classe quinta a provare il windsurf, non si trattava di un corso ma esclusivamente di un primo approccio. Mi ero appoggiato al centro NO STRESS TEAM di Bordighera (IM) che allora era gestito dal mitico Paolo Ghione. Paolo oltre ad essere stato un forte regatante, ottimo surfista e tecnico di valore assoluto, è da sempre un grande appassionato del nostro sport e così ci ospitò gratis mettendoci a disposizione tutta la struttura e seguendo i ragazzi in acqua. Tutto questo senza niente in cambio, solo per la gioia di vedere altri giovani sopra una tavola a vela. Paolo è una persona rara che stimo tantissimo e che ha dato molto e continuerà a dare tanto al nostro sport. Ma come al solito sto divagando,come dicevo quella è stata un’uscita sporadica che non ha avuto seguito. Ora bisognava programmare tutto per bene e provare a realizzare questa “pazzia”.
COME PROCEDERE
Queste poche righe potrebbero rappresentare una piccola guida per i colleghi che volessero provare a proporre qualcosa di simile nelle loro scuole.
Innanzi tutto ho reso partecipi della mia follia alcuni colleghi di materia, poi ho cercato di coinvolgere il Dirigente Scolastico (Preside) che per fortuna, essendo uno “sportivone”, si è dimostrato interessato ed incuriosito. La parte più difficile però doveva ancora venire. Era necessario strutturare un progetto che fosse approvato dal Collegio dei Docenti, dal Consiglio d’Istituto e che fosse inserito nel POF (Piano dell’Offerta Formativa) dell’Istituto. La mia scuola è l’Istituto Tecnico Commerciale “Bonelli” fondato nel 1883 e da me definita (ad insaputa dei miei colleghi) “scuola terminale” in quanto, generalmente, vi si insegna fino al pensionamento. Ma tutto questo cosa c’entra? C’entra, c’entra … perché, per questo motivo, l’età media dei miei colleghi è … diciamo … piuttosto avanzata. Così, convincerli ad approvare il progetto “BONELLI IN WINDSURF” sarebbe potuto risultare piuttosto arduo. Quindi ho cominciato a parlarne ai colleghi che ritenevo più sensibili verso l’iniziativa e poi, con tutta la diplomazia che possiedo (in realtà poca), ho cercato di parlarne sempre più spesso in sala insegnanti. Insomma, arrivati al Collegio dei Docenti, anche grazie all’appoggio del Dirigente Scolastico, il progetto è stato approvato.
PROGETTAZIONE
Avendo già partecipato in qualità d’istruttore ad un’iniziativa simile proposta da un Liceo Sportivo e sviluppata su cinque giorni, e non volendo interferire più di tanto sull’attività didattica in aula, ho pensato di organizzare un corso di soli tre giorni. Vista la necessità di aspettare la stagione meno fredda, la scelta è ricaduta su fine maggio e più precisamente dal 20 al 22. Il mio appoggio logistico è stato l’amico Raffaello Bastiani, in arte Kaori, che oltre ad essere un conosciuto ed apprezzato fotografo, è anche proprietario del Kaori Surf Center presso lo stabilimento “Bagni Germana” ad Arma di Taggia (IM). Questo, che è da molti anni il mio home spot, è molto conosciuto per il suo Levante e rappresenta una location particolarmente favorevole per l’apprendimento. Infatti il fondale basso e sabbioso dà molta sicurezza e la presenza di moli frangiflutti garantisce un’ampia zona di acqua piatta. Così dopo una serie di telefonate a Kaori tutto è stato sistemato: affitto attrezzatura , zona didattica con video e sistemazione alberghiera. Inoltre potevo contare sull’esperienza del mio “guru” Brunello (altra persona assolutamente speciale e mio punto di riferimento non soltanto surfistico), che da diversi anni svolge proprio lì le sue lezioni di educazione fisica. Per garantire la massima efficacia nell’apprendimento abbiamo stabilito un numero massimo di partecipanti pari a 20-25 allievi. Infinee per permettere di svolgere solo attività in acqua, ho deciso di trattare tutta la parte teorica e la parte pratica a secco durante due incontri pomeridiani nella settimana precedente alla nostra partenza.
SI PARTE
1° incontro in palestra
Da quando si sono aperte le adesioni nel giro di pochi giorni abbiamo raggiunto il tetto massimo … buon segno. Ora stava a me rendere il corso il più accattivante possibile. Ho preparato una dispensina personale che contenesse un po’ di terminologia tecnica, un po’ di teoria, nozioni meteorologiche e di primo soccorso (così con i colleghi di Scienze e Geografia mi posso vantare di operare in multidisciplinarietà), ho preparato la macchina fotografica per documentare il tutto ed insieme alla mia insostituibile collega Laura abbiamo aspettato gli allievi in palestra. Con loro grande sorpresa li ho pregati di aiutarmi a scaricare l’attrezzatura dal mio furgone e così abbiamo portato in questo luogo insolito due rig ed una tavola, abbiamo disposto a terra alcuni tappeti (di un bel colore blu oltremare) per non rovinare l’attrezzatura e ho fatto loro srotolare le vele. A questo punto la curiosità e’ cresciuta, ho colto l’attimo e ho spiegato loro come si arma e si disarma il rig. Tutti a turno hanno partecipato alle operazioni e nel frattempo hanno imparato la terminologia tecnica. Ho distribuito le dispense facendole passare, dandomi un tono, come la loro futura Bibbia e ho minacciato di chieder loro tutta la parte meteo per l’incontro successivo. Dai loro sguardi ho capito di aver tirato troppo la corda ed allora, sfoderando un sorriso a tutta dentiera, li ho rassicurati. Ma non doveva essere accattivante? Diamoci da fare!!! Abbiamo cominciato così a scattare foto ed a montare il rig sulla tavola. A questo punto ho chiesto loro uno sforzo di fantasia e di immaginare di essere già al mare. Ho insegnato come si sale sulla tavola, gli esercizi di equilibrio, come si può far ruotare la tavola sotto i piedi e … il tempo a nostra disposizione è già finito. Abbiamo disarmato tutto e abbiamo ricaricato sul furgone. Mi saro’ sbagliato, ma mi sembravano già “presi”.
2° incontro in palestra
Non ho avuto il tempo di scendere dal furgone che stavano già scaricando e, senza neanche chiederlo, li ho visti già intenti ad armare le vele. Anch’io mi son sentito ben predisposto. Intanto la mia collega continuava a scattare foto e riprendere con l’Ipad. Sono rimasto basito quando due allievi del primo anno, non coinvolti nella preparazione del materiale, mi hanno chiesto chiarimenti sul “poggiare”, “orzare”, “virare” e “strambare”. Caspita, allora mi hanno preso sul serio: si sono letti la dispensa. Ho spiegato loro che sarebbero stati gli argomenti del giorno e senza perdere tempo ho iniziato a disegnare sulla lavagna. Si e’ passati alle prove pratiche sulla tavola e ho improvvisato, con l’aiuto di una funicella da ritmica, un rudimentale simulatore. Ho cercato di infarcire le spiegazioni con simpatici aneddoti, ma in verità non era necessario perché il livello di attenzione era sempre alto. Abbiamo terminato l’incontro con alcune semplici nozioni di precedenza in navigazione ed i segnali di soccorso. Ci siamo congedati dandoci appuntamento al lunedì successivo alla stazione ferroviaria. Non vi dico il fermento nei giorni successivi: tutte le volte che mi incrociavano nei corridoi o in palestra mi chiedevano qualcosa.”
BRUNO GIORDANO:
“Laureato in Scienze Motorie, insegnante (da troppi anni) di Educazione Fisica nella scuola superiore, ho conosciuto il windsurf nel 1981, istruttore Windsurfer nel 1984, ho insegnato in diversi circoli e in vari villaggi vacanze. Nonostante tutto continuo ad essere “appassionato” ed a inseguire il vento e le onde … Se qualche collega volesse provarci ed ha bisogno di qualsiasi informazione mi contatti: [email protected] “
text&photo courtesy: Bruno Giordano