Terzo nel campionato mondiale di slalom foil maschile e vice campione del mondo PWA slalom 2019. Per il quarto anno consecutivo sui primi due gradini del podio professionistico del windsurf slalom di massimo livello Matteo Iachino (Starboard, Severne Sails, Citroën, Prolimit, TWS, Shamal Sunglasses, Starboard Foil) non ha conquistato il suo secondo titolo mondiale davvero per un soffio. Primo e unico italiano ad aver raggiunto non solo risultati così alti in questa disciplina, ma in maniera così solida e regolare, RIWmag lo ha raggiunto per un’intervista.
RIWmag: buongiorno Matteo. Grazie di aver accettato il nostro invito a questa intervista. Innanzitutto ti facciamo i nostri più sinceri complimenti per questi continui risultati di così alto livello e per l’immagine costantemente positiva che non solo dai al nostro sport, ma anche alla nostra bandiera. Tutti abbiamo seguito la tua impresa quest’anno e sappiamo che ci sei rimasto male per non essere riuscito a conquistare il tuo secondo titolo che sarebbe stato decisamente meritato. La tua espressione nelle foto della premiazioni diceva molto. Partiamo dalla fine: come ti sei sentito e come hai fatto per superare questo momento emotivamente pesante nel vedersi sfuggire un simile risultato proprio all’ultimo dopo tutto il lavoro e l’impegno investiti in questi anni?
Matteo Iachino: il mio modo di superare i momenti difficili è sempre lo stesso. La mia passione. Amo il mare e quello che faccio. Amo vincere e ci metto tutto me stesso ma quando qualcosa va storto mi ricordo perché sono qua e non sono arrivato qui perché voglio vincere ma perché amo vivere in mare facendo windsurf, surf, surf foil o qualsiasi altra cosa. Vivo di quel che mi piace e mi ritengo davvero fortunato a poter dire quello che ho appena scritto. Quindi passato il momento in cui capisco di non aver ottenuto quel che volevo dalla competizione, mi si riapre la mente e capisco che in fondo non è poi così buio, anzi …
RIW: la tua posizione ed emozione sono completamente comprensibili e condivisibili e non a caso in moltissimi ti hanno scritto su facebook messaggi di sostegno e supporto. Questa non è soltanto la tua più grande passione ma anche il tuo lavoro. Tu vivi di risultati che devono essere il più alti possibili. Fa parte del tuo mestiere gestire il pacchetto completo, emozioni incluse anche nei momenti in cui le cose non vanno come si desidera o come si meriterebbe per tutto il coinvolgimento investito. Ma proviamo ad analizzare più analiticamente la situazione. In PWA negli ultimi anni ci sono tre atleti molto forti sempre appaiati a pochi punti di distanza. Ci sei tu, c’e’ il nuovo Campione del Mondo Pierre Mortefon e c’è l’inossidabile Antoine Albeau. Obiettivamente uno scontro tra titani in cui i margini di errori sono davvero infinitesimali. Quali sono i punti di forza e i punti deboli di ciascuno di voi tre?
M.I.: Antoine è stato ed è un fuoriclasse del windsurf. Poco da dire. Pierre è talentuoso e ci scontreremo ancora molto ma mentalmente lo ritengo più debole. Io sono costante e mi ritengo polivalente. Sono sicuramente più forte nel vento forte ma sono completo.
RIW: qualcuno su facebook ha commentato riferendosi ad un possibile gioco di squadra francese tra Mortefon e Albeau a tuo discapito. Quali sono i rapporti tra voi tre dentro e fuori dall’acqua? Secondo te c’è stata una strategia di questo tipo?
M.I.: Non c’è assolutamente stato gioco di squadra tra loro due. Siamo molto più legati io e Antoine che Pierre e Antoine. Pierre si può dire che sia stato aiutato da tutti gli altri francesi. Aiutato è una parola grossa ma diciamo che hanno sicuramente avuto un occhio di riguardo nei suoi confronti cercando di non danneggiarlo mai durante le fasi eliminatorie, cosa che a me non è mai successa, anzi …
RIW: una delle tue batterie è stata caratterizzata dal famoso incidente con il serpente di mare. Cos’è successo esattamente e quanto questo incidente ha influenzato negativamente il risultato finale?
M.I.: ha influenzato molto il risultato finale. Sono partito ed ero molto avanti rispetto agli altri a metà del primo bordo in semifinale ma a un certo punto ho visto il serpente e ho cercato di evitarlo ma era lungo e l’ho preso a metà. Si è piegato torno alla pinna e ho fatto uno spin out, ho dovuto poi saltare tre volte per toglierlo dalla pinna e ormai ero quinto. Ho recuperato il gap sul quarto ma gli ultimi due bordi erano molto stretti e il vento leggero non mi ha permesso di superarlo. Sarei stato in finale vincenti e avrei guadagnato punti fondamentali se pensi che se nell’ultima finale fossi arrivato terzo (come ero alla prima strambata) avrei vinto … Ma con i se e con i ma siamo tutti bravi … è andata come è andata.
RIW: negli ingaggi in boa sei uno dei riders più rispettosi sia delle regole che della sicurezza. Ma non tutti si comportano come te. Nel primo giorno di gare lo stesso Mortefon è stato squalificato per una strambata giudicata troppo pericolosa ai danni di Ross Williams. Da un lato il regolamento ‘no rules’ PWA che vuole rendere le gare snelle e veloci senza possibili proteste, dall’altro questi incidenti incominciano a diventare sempre più frequenti. Qualche mese fa addirittura Malte Reuscher si è ritrovato con una gamba rotta a causa di Taty Frans che non è riuscito a evitarlo per via dell’abbaglio del sole controluce. Secondo te come si potrebbe migliorare questo aspetto?
M.I.: Il nostro è un action sport. Dobbiamo essere pronti a combattere e a dare i tutto per tutto. Se lo scontro ha un senso è giusto. Il problema è quando ci si picchia dentro senza senso e li si viene puniti. Io sono per il no rules e bisogna continuare su questa linea, è giusto così. Taty non ha preso nessun abbaglio, è pericoloso così come lo era due anni fa quando si è fatto male contro la pinna di Pierre, e giustamente è stato punito così come Pierre qui. La differenza sta sempre nel fine del contatto. Se ha un senso o se è un suicidio inutile.
RIW: cosa pensi dell’attuale regolamentazione PWA slalom? Secondo te è equilibrata o ci sono dei punti che andrebbero migliorati per ottenere una gara e dei risultati più giusti?
M.I.: secondo me dovremmo contare tutte le eliminatorie e non gli eventi al fine del ranking finale. Per il resto sono sempre d’accordo.
RIW: l’ultima domanda chiude il cerchio sulla dualità di questo tuo ottimo risultato che ha lasciato anche dell’amaro in bocca. Ribadiamo il nostro massimo rispetto nei confronti delle tue emozioni e del tuo impegno: la tua reazione è stata assolutamente comprensibile, ineccepibile ed equilibrata. Ma leggendo i commenti lasciati su facebook a proposito di questo risultato abbiamo come l’impressione che ci sia una certa difficoltà sociale quando il proprio beniamino non arriva primo. Nel caso specifico di questa gara c’erano tre atleti fortissimi e appaiati a pochi punti. Mortefon non aveva mai vinto un titolo mondiale prima e si è sempre trovato di una posizione dietro di te: era comprensibile ed immaginabile che fosse davvero affamato di vittoria. Tu per quattro anni consecutivi sei tra i primi due al mondo. Secondo te per il pubblico un simile risultato ha davvero tutto questo amaro in bocca?
M.I.: sinceramente non mi interessa … Mi interessa quel che sento io. Sono felice di avere il supporto da parte di italiani e stranieri e mi fa piacere che in molti credano in me. Quel che posso dire è che mentre nel 2017 e 2018 era giusto che arrivassi secondo, quest’anno lo è stato di meno … se ci può essere un giusto e uno sbagliato in tutto questo. Ma come ho già detto pensare o scrivere queste cose non cambia niente. Ho più voglia di vincere che mai e lavorerò come non ho mai fatto. Ora me ne vado in vacanza, poi lavorerò sodo.
interview: www.RIWmag.com
photo: JC(c)PWA