A cura di METEOEVENTI
METEOEVENTI è lieta di far parte dello staff di RIW sicuri che il popolo del windsurf sia non solo affamato di notizie meteo relative alle condizioni del momento, ma anche curioso di conoscere più da vicino i meccanismi fisici che permettono la navigazione in mare.
METEOEVENTI si prefigge, attraverso articoli mirati e approfondimenti legati alle condizioni favorevoli e non alla navigazione in mare, di riuscire ad incuriosire i lettori sui temi legati alla meteorologia e di dare una speciale infarinatura che li renda più “ESPERTI” nella meteo e più capaci di riconoscere le condizioni più idonee o più pericolose.
Come cominciare questa avventura, quindi, se non riallacciandosi al motto che ci contraddistingue nello spot introduttivo che cita una frase dello storico scienziato del 1700, Antoine Lavoisier: “in natura nulla si crea e nulla si distrugge”. Questo è il segreto, ed è noto ai più esperti come principio di conservazione.
Cosa c’entra tutto questo? C’entra, eccome se centra, perché il VENTO, nostro amico/nemico, dai volti a tratti spettacolari, meravigliosi, ma anche terribili e disastrosi, altro non è che una delle espressioni più tangibili di una grandezza fisica fondamentale: l’ENERGIA.
E’ grazie ad essa che riusciamo a generare portanza, a compiere planate, virate, atterraggi ecc., ovvero a trasformare, secondo il principio di Lavoisier, una forma di energia in un’altra.
Il vento è il risultato di uno spostamento di una massa di aria che crea uno squilibrio di pressione, chiamato scientificamente gradiente di pressione. Viene generato, quindi, un movimento più o meno celere dell’aria, dipendentemente da quanto è forte la differenza di pressione tra due punti. E’ qui il nodo fondamentale dove entra in gioco l’energia. A creare infatti il gradiente barico è come l’energia si distribuisce sul globo o su una regione particolare (vasta o limitata).
Entriamo più nel dettaglio (non troppo, vogliamo rimanere windsurfisti non diventare meteorologi!!!).
La sorgente primaria di energia per il nostro pianeta è il Sole. L’energia irradiata da esso arriva sulla superficie terrestre non uniformemente. Infatti i raggi solari incidono in modo diverso sulle varie regioni del globo a causa dell’inclinazione dell’asse de lla Terra, e del suo movimento rivoluzionario intorno al Sole (alternanza delle stagioni). In questo modo il Sole fornisce più o meno energia a seconda della latitudine e della stagione.
Esattamente come quando vogliamo scaldare casa e, accendendo i termosifoni o la stufa, teniamo aperte le porte delle stanze per far si che il calore si distribuisca uniformemente per tutto l’ambiente, anche l’energia solare si deve distribuire su tutto il globo.
Vengono così a crearsi zone di alta e bassa pressione che generano i venti “costanti” che sono: gli alisei alle latitudini tropicali, i venti extratropicali che, come dice il nome, avvengono alle latitudini extratropicali ed i venti occidentali alle medie latitudini.
Scendendo più a scala regionale, è sempre la distribuzione dell’energia che genera i venti locali periodici. Infatti nelle giornate di bel tempo l’irraggiamento solare riscalda l’aria a contatto con una superficie. Riscaldandosi l’aria diventa leggera e si solleva creando una zona di bassa pressione. L’aria che viene rimossa a causa di questo movimento verso l’alto è il vento che sentiamo sulla nostra pelle o che spinge le nostre vele: la brezza. In questo caso si differenziano diversi tipi di brezza. La brezza di mare che spira dal mare verso la terra favorita dal riscaldamento maggiore della superficie terrestre rispetto a quella marina durante il giorno. La brezza di terra che spira nel verso opposto ed è causata dal raffreddamento maggiore della superficie terrestre rispetto a quella marina durante la sera. Ancora, le brezze di lago la cui genesi è simile a quelle di mare e terra. Infine le brezze di monte e valle generate dal diverso riscaldamento delle zone di montagna rispetto a quelle di valle che generano, quindi, zone di alta e bassa pressione.
Le brezze di mare e di terra si generano durante il giorno e la notte a causa della ripartizione dell’energia tra la terra ferma ed il mare.
Se scendiamo ancora di più di scala troviamo i venti che alimentano o fuoriescono dalle celle temporalesche, rese possibili dal forte riscaldamento primaverile/estivo: l’aria surriscaldata sale verso i livelli atmosferici più alti generando una zona di bassa pressione, tanto più profonda quanto più alte sono le condizioni di instabilità atmosferica. In questo modo vi sono due zone prevalentemente ventilate, ovvero la zona di alimentazione della cella temporalesca, dove le correnti ascendenti si alimentano al suolo con l’aria circostante sottraendone gran parte e quindi generando forti venti che entrano alla base della cella, ma soprattutto le correnti di uscita, ovvero quelle che accompagnano le forti precipitazioni (pioggia e grandine) caratteristiche della cella.
Ci sono poi alcuni tipi di vento puramente meccanici, ovvero dovuti principalmente alla conformazione del territorio. Esempi di questo sono il Maestrale, il principe dei venti del Mar Mediterraneo, generato dall’incanalamento dell’aria all’interno della valle del Rodano al cui interno, compresso dalla valle stessa proprio come un dito davanti ad una pompa dell’acqua, accelera fino a sfociare verso il mare. Oppure il favonio (o foehn), il garbino, la bora, generati dall’accelerazione dell’aria lungo i pendi delle montagne.
Nella prossima puntata vedremo come un’altra forma di trasformazione dell’energia sia legata alle condizioni marine.
Stay hungry, stay … windsurfing with METEOEVENTI !!!
text: www.RIWmag.com