Continua l’avventura del gruppo di Facebook SBT, un gruppo non per tutti! Il superamento dei 6000 iscritti diventa l’occasione per intervistare e conoscere meglio due membri storici: Fabio Breglia e Dario Vismara.
RIW: Ciao Fabio Breglia, presentati ai lettori di RIWmag.com! Da quanto tempo fai parte del gruppo SBT?
F.B: Mi chiamo Fabio Breglia, ho 41 anni ed ormai sono conosciuto come “Il Boa”. Diciamo che in questi anni di soprannomi me ne sono stati attribuiti diversi forse perché ho provato a costruire su di me l’immagine del surfista, prima ancora di riuscire a chiudere una strambata. Il Boa è il nomignolo che mi hanno attribuito Alberto Erba e Michele Iungo, gli amici con i quali da un anno sto condividendo la maggior parte delle mie uscite in giro per l’Italia e la Francia. Trattandosi di sufisti più bravi e più esperti di me, mi utilizzano come boa per le loro strambate, facilitati dai colori sgargianti che sono solito adottare quando sono in acqua. Da circa un anno mi sono imbattuto nel gruppo SBT, ne ho condiviso subito lo spirito ritrovandomi ad esserne parte costantemente attiva.
RIW: Quando sei entrato in contatto con il windsurf? Cosa rappresenta per te?
F.B: La mia passione per il windsurf è nata soltanto 3 anni fa quanto, dopo aver frequentato un corso principianti presso la scuola di Dervio ed essermi dotato della mia prima attrezzatura, io ed un mio amico, il Nomade, dopo averne sentito così tanto parlare, decidemmo di provare un’esperienza che fino a quel punto ci sembrava una cosa assurda “svegliarsi alle 4.30 del mattino per andare a surfare a Valmadrera”. Quell’esperienza fu per me mistica! Arrivare sullo spot prima che spuntassero le luci del mattino, trovare altre persone intente ad armare le loro vele colorate, sentirsi accolti, da sconosciuti, come se già facessimo parte della comunità surfistica, al di la’ delle possibili perfomance in acqua di un principiante, credetemi, è stata un’emozione che rimane indelebile nella mia mente e nel mio cuore. Da allora, più che uno sport, il windsurf è diventato per me una dipendenza, un generatore di adrenalina e di emozioni, ninfa vitale per superare la triste realtà che il mondo di oggi ci sta offrendo .
RIW: Qual è la parte migliore di SBT? E quella peggiore?
F.B: In questi pochi anni di windsurf ho avuto modo di conoscere altri gruppi e associazioni, di apprezzarne l’impegno ed il lavoro, anche sul piano istituzionale, per la promozione di questo bellissimo sport. S.B.T. però ritengo sia qualcosa di diverso, ovvero una realtà costantemente presente e interattiva, che ti permette, anche quando ti trovi in ufficio, di collegarti con il tuo smartphone ed essere certo di trovare qualcuno o qualche post in grado di strapparti un sorriso, di sentirti presente e riconosciuto in una comunità anche se non hai, come me, particolari velleità surfistiche, come quanto ti ritrovi al Pier e qualcuno ti dice “tu sei un SBT” e, prima di riuscire a rispondere all’ insulto ricevuto, lui (Fabrizio Bagnoli) aggiunge … l’amico del Nonno. Allora capisci che “SBT” non è un insulto ma un complimento e magari che mandarsi a quel paese non è un’offesa ma un saluto affettuoso. Oppure quando, sulla spiaggia di La Coudouliere, parti con l’indice puntato dicendo “ehiiii ma tu sei Ezio Papalia” e da li’ salutarsi e scambiare opinioni come se fossimo stati vecchi amici. Insomma, SBT non è soltanto una realtà virtuale in costante espansione, ma è il mezzo per testimoniare la tua presenza in questo fantastico mondo che è il Windsurf. Tutto questo ritengo rappresenti la parte migliore di SBT, mentre invece se dovessi pensare a quella peggiore mi limiterei a dire che il gruppo è caratterizzato da una linea sottile oltre la quale si rischia di suscitare la sensibilità di qualcuno e, anche se la cosa fa parte del gioco, è compito di noi amministratori porre in essere azioni di moderazione, o comunque accettare l’idea che del gruppo ne puoi far parte oppure no, la scelta è tua.
RIW: Com’è il tuo rapporto con il ‘NONNO’, dentro al gruppo virtuale e in acqua?
F.B: Ho avuto modo di conoscere personalmente Il Nonno soltanto dopo l’iscrizione ad S.B.T., ma fin da subito credo di aver intuito lo spirito goliardico che lo caratterizza ed il target che ha inteso dare al gruppo. Questo mi ha permesso di entrare immediatamente in sintonia con lui, senza mai cedere alle sue provocazioni ma, anzi, rispondendo e replicando con più ironia e goliardia possibile. Il Nonno, quindi, e’ un grande fomentatore, ma in me ha trovato qualcuno in grado di fronteggiarlo, avvantaggiato dal fatto che, in ogni discussione la regola è sempre la stessa “il nonno contro tutti e tutti contro il nonno”: risate per tutti. In acqua la situazione non cambia: puntualmente si aspetta il momento in cui il Nonno, alla sua venerabile età e con il suo peso leggiadro (hahahaah) si esibisce nelle sue manovre freestyle, cosa che rappresenta l’occasione per replicare quello che già si legge sui nostri post. Insomma battute, scherzi reciproci, come quando mi sono ritrovato l’auto tappezzata di adesivi, chi sarà mai stato??? Il Nonno!!! Insomma momenti di puro divertimento.
RIW: Siete oltre 6mila membri, credi che il gruppo possa crescere ancora e diventare un punto di riferimento nel mercato?
F.B: SBT ha abbracciato la comunità surfistica che va dalla Sicilia al Piemonte e, di recente, si può constatare un considerevole coinvolgimento di surfisti di altri paesi. I margini di crescita, quindi, direi che sono ancora molto ampi. Il potenziale mediatico che ne deriva è sicuramente molto alto ma, rispetto a questo, non sono in grado di esprimermi in ordine alle possibili influenze sul mercato del windsurf ormai caratterizzato da una lievitazione vertiginosa dei costi delle attrezzature.
RIW: Ciao Dario Vismara, presentati ai lettori di RIWmag.com! Da quanto tempo fai parte del gruppo SBT?
D.V: Ciao a tutti, sono Dario Vismara e lavoro come architetto. Non so da quanto tempo ma penso di essere stato uno dei primi ad iscrivermi al gruppo!
RIW: Quando sei entrato in contatto con il windsurf? Cosa rappresenta per te?
D.V: Ho perso il numero degli anni, allora utilizzavo il Bic Vivace e le vele North Prisma: fate un po’ voi i conti … Ho iniziato sul lago di Como, dopo essermi stancato di girare il sabato o la domenica per centri commerciali con la donna, chiesi al mio amico Stefano Mapelli come organizzava lui i weekend, mi disse che faceva windsurf a Cremia, a quei tempi nemmeno conoscevo il significato della parola. Un sabato andai a trovarlo, ora che ricordo era anche una giornata di bella breva, mi convinse subito a provare. Stefano diventò cosi il mio maestro personale. Il resto è una storia che potete benissimo immaginare da soli, l’amore per questo sport ti entra pian piano nel sangue e ti logora fino spesso a farti maledire quel giorno compreso l’amico che te l’ha insegnato. Ancora peggio da quando inizi il Freestyle non esistono più orari, si trascura il lavoro e la famiglia, tutte le giornate si trascorrono cliccando sul simbolo di “aggiorna” sperando di vedere indicato qualche maledetto nodo sugli anemometri nell’arco di centinaia di chilometri. Insomma non siamo mai contenti, esci di casa alle 6 del mattino per andare in Valma e rientri alla sera alle 8. La moglie ti guarda e già capisce come è andata. Se abbiamo fatto windsurf siamo allegri pieni di gioia e naturalmente con una fame bestiale, giochiamo con i bambini con allegria. Se invece non abbiamo fatto niente dopo quasi dodici ore che sei fuori di casa non puoi rientrare e dire che non hai surfato, se solo sbagli Lei si arrabbia come una bestia, allora devi cercare di assecondarla, si cara è stato bello, oggi ho dilagato, magnifico. Ormai siamo diventati monotematici, si parla solo di manovre e di vento, come alzare la gamba, come girare la testa, come alzare le braccia, anche per gli amici che non praticano questo sport siamo diventati noiosi, ma chi legge è sicuramente un surfista e quindi può benissimo capire. Il Freestyle per me è entrare in acqua e godere, competizione, ‘anzella’ e risate, è bello perché ci si confronta sempre con gli altri specialmente nel gruppo, per quelli non più tanto giovani come il “Nonno” è anche una continua competizione con il proprio fisico e la mente, non ci poniamo più limiti, vediamo quelli bravi e cerchiamo di imitarli.
RIW: Qual è la parte migliore di SBT? E quella peggiore?
D.V: Onestamente non leggo tutti i post su SBT, anzi spesso li faccio scorrere con indifferenza, ma il bello è proprio questo! Quando però becco quello interessante mi esalto e inizio a postare come un treno, la cosa bella è che essendo completamente disinteressato posso esprimere liberamente i mie pensieri e criticare nel bene o nel male l’attrezzatura che ho provato e che sto utilizzando e poi ognuno dice la sua. SBT ti da’ la possibilità di rivedere anche vecchi amici surfisti che non credevi esistessero più, invidiare e provocare gli altri o viceversa specialmente quando vedi qualcuno dall’altra parte del mondo che si gode la vita, su SBT il windsurf si è globalizzato, gli occhi e le notizie spaziano da Bonaire alla Sicilia, dalla Calabria al Sud Africa. Del gruppo non vedo cose negative, anzi le tope addolciscono il senso monotematico del nostro sport, l’amico Alessandro Bachiddu in questo è un genio.
RIW: Com’è il tuo rapporto con il ‘NONNO’, dentro al gruppo virtuale e in acqua?
D.V: Il NONNO è un pallone gonfiato, ah ah ah, no scherzo, è solo un pallone vista la mole!!! Il nonno è la linfa vitale del gruppo, quello che mette zizzania e la alimenta, insomma il più SBT, senza quelli come il nonno il gruppo sarebbe sicuramente morto, è un provocatore volontario, in acqua ti scruta, ti analizza, ti cura sempre, scopre i tuoi lati negativi o positivi, li sbatte nel gruppo e li esaspera all’ennesima potenza, è veramente un SBT doc ahahah. Finalmente il nonno ha imparato la flaka, mi ha asfissiato per quasi due anni, ma come metti il braccio, come alzi la gamba, tieni gli occhi chiusi o aperti, che mutande porti, ah ah ah!
RIW: Siete oltre 6mila membri, credi che il gruppo possa crescere ancora e diventare un punto di riferimento nel mercato?
D.V: siamo in 6000!!! Congratulazioni, non lo sapevo … si, penso che il gruppo possa sicuramente crescere, inserire però gli amici degli amici degli amici per fare numero personalmente penso sia poco utile anche perché forse solo il 10-15 % pratica il nostro sport, interessante sarebbe invece allargare SBT a tutti gli sport del vento indipendentemente dalla disciplina che si pratica, anche se contrariamente si dà la possibilità a tanti non praticanti di venirne a conoscenza e quindi magari provare e diventare un vero SBT.
Interview: Marco Livraghi – www.RIWmag.com
Photo Courtesy: Gala Liubytska – Club Mistral Dahab, Fabio Breglia, Dario Vismara