Qualche tempo fa abbiamo incontrato Pietro Albano, giovane freestyler gardesano, che ci ha raccontato di questa sua esperienza vissuta nell’estate del 2010.
Nonostante i fatti narrati non siano recenti abbiamo ritenuto interessante condividere questo racconto per diversi motivi: lo stile narrativo di Pietro e’ divertente e coinvolgente e questa sua esperienza dimostra che, nonostante tutto, oggi ci sono ancora dei giovani disposti a darsi da fare per ottenere dei risultati e perseguire degli obiettivi.
Purtroppo non abbiamo a disposizione foto relative a quell’estate, abbiamo comunque delle belle foto di Pietro in azione scattategli da suo papa’, un certo Cataldo Albano …
Pietro Albano: “quante volte durante l’anno, magari durante una fredda e nebbiosa giornata d’inverno, immaginiamo dove serferemo durante l’estate? Io sinceramente pensavo praticamente solo a questo ogni giorno che passavo seduto nelle aule di scuola. A gennaio ero già deciso sulla destinazione: Fuerteventura. Poiché avrei finito la maturità verso i primi di luglio quello era il posto perfetto visto che proprio in quei mesi gli alisei spingono a manetta. Per stare il più tempo possibile ho iniziato a mandare mails e curricula a vari locali e hotel in modo da guadagnare qualcosa e prolungare la mia permanenza senza pesare economicamente ai miei.
Purtroppo il tentativo ha avuto scarsi risultati; così un bel giorno intorno a fine febbraio è arrivata un’illuminazione (in parte anche suggerita): perché non provare a mandare un po’ di curricula alle varie agenzie di villaggi?! Ho fatto a tutte domanda come istruttore di windsurf e sopratutto chiedevo di andare all’estero (tra i miei requisiti avrei voluto aggiungere anche “luoghi con tanto vento” ma mi sembrava troppo). Il mio intento era quello di andare in un posto con vento costante cosicché nelle ore libere avessi avuto tempo per un po’ di training. Nel giro di una settimana sono stato ricontattato da tutte le agenzie a cui avevo spedito i curricula e a Marzo avevo già svolto un colloquio con ciascuna di esse: Valtur, i Grandi Viaggi, Club Med, Ventaglio e chi più ne ha più ne metta, tutte alla ricerca di animatori e sportivi da mandare nei rispettivi villaggi. L’esito dei vari colloqui è stato positivo praticamente con tutte: da quello che ho capito infatti a differenza delle tantissime persone che fanno richiesta come animatore, sono pochi quelli che fanno richiesta come velisti. Quindi non è stato difficile essere scelto. L’unica nota negativa è che vista la mia poca disponibilità (da luglio a settembre) non potevo partire per i villaggi all’estero, così ho abbandonato quest’idea e mi sono immerso nei libri visto l’avvicinarsi della maturità.
Comunque sia la curiosità di provare ad insegnare windsurf e soprattutto passare un’estate in un villaggio alla fine mi hanno fatto cedere … e poi, mi sarei messo via qualche soldino (molto molto ma molto ino) per qualche altro viaggio. Così proprio a Giugno ho ricontattato “i Grandi Viaggi”, che era l’unico tour operator che avesse dei villaggi in Italia dislocati in zone dove c’è un po’ più probabilità di trovare vento. Addirittura mi è stato chiesto di scegliere tra il villaggio di Baia Samuele in Sicilia e quello del Santaclara in Sardegna: dopo essermi informato ho optato per il Santaclara che si trova nella baia di Porto Pollo dove in estate qualche uscita la si riesce a fare. Quello che non sapevo però era quello che mi avrebbe aspettato nel villaggio …
Dico solo che il mio capo sport appena arrivato si è meravigliato che mi fossi portato l’attrezzatura da windsurf: infatti se quando c’era vento riuscivo ad allenarmi un’oretta e mezza era un privilegio!
Io nel villaggio ero principalmente il maestro di windsurf (che come sport era abbastanza trascurato prima del mio arrivo) anche se alla fine ho imparato anche ad uscire in catamarano (strafigo…) e ad insegnarlo ma, ahimè ero anche ANIMATORE: ciò significa che praticamente se dormivo 5 ore a notte ero fortunato! Oltre a fare colazione, pranzare, cenare e stare al bar con gli ospiti dimostrandosi sempre cordiali e felici del proprio lavoro, ero costretto ad alcune parti negli spettacoli serali e a turni di smontaggio e montaggio scenografie che non auguro a nessuno. Inoltre, cosa ancora più imbarazzante: ogni qual volta si sentisse la sigla de “i Grandi Viaggi” ero costretto a ballarla insieme al resto degli animatori.
La questione si faceva ancora più interessante nei giorni ventosi: infatti quando c’era vento non pensavo ad altro che uscire in windsurf così, o mollavo tutto, cosciente dei rimproveri e delle punizioni che mi avrebbero assegnato la sera, o triplicavo la produttività mia e dei colleghi in modo da finire e chiudere la base nautica una mezzoretta prima. La maggior parte delle volte per allenarmi saltavo il pranzo mentre quello che non potevo saltare erano i vari appuntamenti al piano bar: un giorno con vento nucleare in cui mi ero riuscito a liberare un paio d’ore e risalire quel chilometro fino a Porto Pollo, mi è toccato tornare al villaggio rischiando di perdere l’attrezzatura trascinata come un materassino sugli scogli da 50 nodi abbondanti. Il tutto perché non potevo saltare la sigla delle 2: se ci penso mi viene ancora da ridere.
Una delle soddisfazioni avute invece, oltre a vedere che la gente imparava a fare windsurf grazie a me, era quando nei giorni di vento riuscivo a chiudere qualche trick davanti alla spiaggia del villaggio: oltre agli apprezzamenti e ai complimenti dei clienti, ricevevo i complimenti dallo staff (che non mi reputava molto adatto all‘animazione) ma soprattutto un giorno si è venuto a presentare anche il direttore del villaggio.
Insomma nel complesso quest’esperienza mi ha dato molto e mi ha insegnato molte cose anzi, se ora dovessi scegliere se fare un’estate di solo training a Fuerteventura (dove prima o poi andrò) e una di nuovo al Santaclara, sceglierei ad occhi chiusi la seconda opzione.”
text: www.RIWmag.com
photo: Cataldo Albano