Come molti sapranno ed è stato pubblicato da vari quotidiani nazionali (e condiviso anche sulla pagina facebook di RIWmag), il 31 dicembre 2019 un ragazzo tunisino avrebbe effettuato la traversata Tunisia-Pantelleria in windsurf (circa 38 miglia nautiche).
Ufficialmente non e’ certo se il giovane nordafricano abbia affrontato questa impresa spinto da ambizioni sportive o da necessita’ migratorie, risultando ancora oscuri alcuni punti della vicenda.
Volendo espressamente restare estranei ad eventuali strumentalizzazioni e discussioni sull’argomento dell’immigrazione, visto che non ci competono, in questo articolo noi di RIWmag vorremmo invece focalizzarci e analizzare i numeri che caratterizzano questa impresa sportiva per capire concretamente quali sono i parametri necessari per effettuare una simile traversata e di quale portata sono.
Per questo ci siamo rivolti ad un attento conoscitore dello sport del windsurf e di molti degli spot siciliani, Giuseppe Scire’ Scappuzzo ITA-50, che ringraziamo per la sua dettagliata ed esaustiva presentazione:
Traversate e long distance, sicule e non.
“Una premessa doverosa per inquadrare correttamente la vicenda (che richiama in qualche modo le traversate di alcuni windsurfisti cubani verso la Florida negli ultimi decenni) è che l’enfasi delle notizie apparse su alcune testate andrebbe rimodulata alla luce di numerosi dati storici e considerazioni tecniche. La ricerca da parte mia delle fonti ed alcune verifiche sono state più impegnative del previsto. Ringrazio in anticipo quanti volessero integrarle, scusandomi per eventuali omissioni.
La Pantelleria-Kelibia di 38 miglia nautiche “teoriche” (nel percorso inverso rispetto a quello seguito dal giovane tunisino Hamza Elawra) ed altre traversate e long distance sicule classiche come la Pozzallo-Malta (52 mn / miglia nautiche), la Marina di Ragusa-Malta (55 mn) e varie traversate dello Stretto di Messina (fino a 14 mn andata e ritorno), in realtà sono state affrontate già negli anni ’80 e ’90 ed in tempi più recenti da surfisti siciliani ed atleti italiani e stranieri di calibro internazionale ed anche olimpico, con l’organizzazione di Circoli Velici siciliani e del Royal Yachting Club di Malta (ricordiamo il grande organizzatore Roland Darmanin Kissaun ed il giornalista Wilfred Sultana) ed il supporto di Bank of Malta e del vecchio Banco di Sicilia.
Sono state impiegate inizialmente le tavole raceboard (tavole a volume Divisione 2, Windglider etc), successivamente le tavole Formula Windsurfing e gli slalom (85 cm per il canale di Sicilia, 75-85 cm in genere per lo Stretto di Messina). Le condizioni ideali di attraversamento del canale di Sicilia sono con il ponente ed il maestrale (per essere più precisi con venti dai quadranti occidentali nel range SW-W-NW) nella rotta Tunisia-Sicilia e Sicilia-Malta o Malta-Sicilia, mentre alcuni surfisti Maltesi hanno percorso velocemente la tratta inversa anche con lo scirocco. Si deve aggiungere inoltre che la corrente dominante nel Canale di Sicilia è da Ovest verso Est e può essere di entità significativa. Per quanto riguarda lo Stretto di Messina, l’implacabile e forte termico estivo da NE ha “allietato” negli anni le fatiche di tanti atleti ed amatori, sia in traversate competitive che in normali session di allenamento. Ricordiamo la traversata dello Stretto del 2008 (Reggio Calabria Lido – Tremestieri/Mili Marina di 14 miglia nautiche ma puramente “teoriche” per le condizioni assai impegnative data la forte corrente spesso di direzione contraria al vento) con la sfida Marco Begalli – Thomas Fauster ed atleti in acqua dal mitico Luis Marchegger ad un giovanissimo Matteo Iachino.
Nel 1984 la Pantelleria-Kelibia è stata affrontata da 10 regatanti (AIWOC) tra cui Dell’Aria, Mastrolorenzi, Moretti e Rizzo (fonte: lo “storico” windsurfista catanese Pietro Rizzo, che ringrazio). All’epoca la traversata fu molto probabilmente più impegnativa rispetto a quella del tunisino protagonista della vicenda in oggetto, sia perché in direzione opposta (cioè Sicilia-Tunisia) e quindi contro i venti dominanti (l’andatura – riporta lo Zio Pietro – fu una bolina larga) sia in quanto si utilizzavano le vecchie tavole a volume con deriva! Il nordafricano (è vero pur senza apparente assistenza ed in solitaria) ha impiegato una tavola di concezione moderna per quanto datata (un Formula Windsurfing, forse un 158 ed una vecchia ma sempre valida vela, per quanto si evincerebbe da un video) e le condizioni meteo-marine di quei giorni di fine 2019 ed inizio 2020 erano buone anche per visibilità (la Montagna Grande di Pantelleria è 836 metri sul livello del mare e quindi visibile da grande distanza anche per guidare la rotta “a vista”). Il tratto di percorrenza in sé (38 mn in andatura portante con W-NW, forse poche strambate, favore della corrente etc.) è affrontabile in linea teorica da un amatore avanzato con un’attrezzatura attuale (come sembrerebbe dimostrare appunto l’impresa del tunisino) se in possesso di un’ottima preparazione atletica, se le condizioni meteo-marine sono buone o la rotta è guidata con gps o se si segue una barca assistenza, oltre ovviamente alla necessaria fortuna. Tuttavia nella realtà e soprattutto in una rotta più lunga e difficile come la Pozzallo-Malta, il Canale di Sicilia risulta imprevedibile e assai impegnativo, sia se si alza il mare con ponente o maestrale forte sia se si incontrano buchi di vento, per cui l’attraversamento può richiedere da circa 4-6 fino anche a 11 ore, divenendo una impresa vera e propria affrontabile solo da atleti di livello internazionale. A ciò si aggiunga che in partenza si somma nel periodo estivo un forte termico costiero da SW che rende difficile gestire vele oltre la 8.5-9,0 o più grandi che si rivelerebbero poi utili a metà percorso o in arrivo a Malta, con buchi di vento ed altri imprevisti. Voglio solo citare come esempio che nella sesta edizione della Malta-Sicily Windsurf Race (edizioni dal 1984 al 1994) nel 1989 (con le attrezzature dell’epoca…) vinse il neozelandese Bruce Kendall (due volte medaglia olimpica, con un oro e un bronzo) in 6 ore e 49 minuti ed il fortissimo atleta riferì di aver avuto bisogno di tre giorni per recuperare la fatica (fonte: il noto giornalista e organizzatore maltese Wilfred Sultana, ai cui articoli si rimanda per approfondimenti). Per andare ai giorni nostri, un altro notissimo windsurfista romano, atleta di livello internazionale, Marco Begalli (Circolo Velico Scirocco, Ragusa) ha coperto nel novembre del 2015 le 55 miglia circa da Marina di Ragusa a La Valletta in 3 ore e 57 minuti, stabilendo un record probabilmente destinato a durare nel tempo: ha impiegato uno slalom 85 cm e una 8,6 (ringrazio Marco per avermi sollecitamente risposto durante la stesura di questo articolo).
Per onore di cronaca la prima traversata Sicilia-Malta (da Porto Palo di Capo Passero a Valletta di 54 mn) in windsurf fu effettuata nel 1982 dai maltesi Bonello ed Ellul in 9 ore e 31 minuti. Nel 1985 il maltese Fleri Soler stabilì un record di 5 ore e 56 minuti, battuto solo 30 anni dopo (sic!) da Paul Ellul nel giugno del 2015 con 4 ore e 47 minuti (rotta Valletta-Pozzallo, con il favore però dello scirocco). Altri surfisti siciliani che si sono cimentati nella traversata sono stati Paco Wirz (atleta di livello mondiale all’epoca assieme a Riccardo Giordano e Marco Casagrande) e Lucio Di Mauro (anche lui atleta di interesse olimpico, oggi anche forte velista del Circolo Velico NIC di Catania). In un altra edizione, mi racconta un altro windsurfista catanese Sebi Cantarella che era in assistenza a Lucio Di Mauro, la flotta fu decimata ed arrivarono solo in due e cioè Lucio stesso ed un tedesco, che poi vinse grazie a un cambio vele più fortunato: le condizioni furono durissime perché da Pozzallo a Malta dovettero regatare tutto il tempo di bolina lottando contro venti dai quadranti meridionali e arrivarono stremati. Immaginiamoci quindi il confronto tra 50 miglia di bolina con una tavola a volume ed un lasco con un Formula o uno di quei costosi gioiellini slalom superleggeri di oggi!
Quindi, secondo l’evoluzione a tutti nota del windsurf moderno, nelle edizioni “intermedie” delle traversate, all’impiego dei raceboard ha fatto seguito con successo quello delle tavole Formula Windsurfing (che a quei tempi avevano dimensioni e volumi poppieri più ridotti di quelle attuali e quindi più adatti alle condizioni del Canale di Sicilia, comportandosi quasi da grossi slalom e a mio modestissimo giudizio con parecchi vantaggi).
La distanza Kelibia (Tunisia)-Pantelleria, di per sé, è affrontabile in linea teorica da un amatore avanzato (come dimostrerebbe l’impresa del tunisino, non dotato di un fisico imponente e peraltro con una muta in apparenza poco adeguata alle temperature di quei giorni…), se in possesso di una buona preparazione atletica, se le condizioni meteo-marine sono ottimali o la rotta è guidata con gps o se si segue una barca assistenza.
Da semplice amatore posso dire che con gli slalom ed i Formula sulla costa sud sicula e sulla costa est con molti amici abbiamo superato più volte le 40 miglia nautiche di percorrenza (allontanandoci anche parecchio dalla costa o dall’area di partenza). Un conto tuttavia è la navigazione costiera con venti termici prevedibili, una cosa è la navigazione in mare aperto soprattutto senza riferimenti.
In condizioni ideali, tenendo una media realistica di 14-15 nodi in sicurezza e considerando errori di rotta, perdita di velocità in manovra con cambio di mura, cadute, imprevisti e ostacoli vari semisommersi e non, con un’attrezzatura recente servirebbero (con una stima prudente e semplificando) 4 ore circa per coprire 40 miglia. Il Canale di Sicilia quindi in condizioni favorevoli e con molta fortuna potrebbe essere affrontato anche da un surfista con caratteristiche fisiche e tecniche non estreme, tuttavia con l’indispensabile appoggio di una o due imbarcazioni (della serie “don’t do it at home”… ). Per completare il tema delle traversate sicule, voglio ricordare il primo attraversamento dello stretto di Messina il 30 Agosto del 1979 ad opera di Giovanni Landi (andata e ritorno, S.Agata – Cannitello – Papardo) agli albori della disciplina, con le primissime attrezzature dell’epoca e senza trapezio in una giornata con forte scirocco.
Aggiungo poi, in tema di grandi traversate con il windsurf, che la campionessa mondiale Formula Allison Shreeve proprio su un Formula e con un rig olimpico ha affrontato due volte le condizioni quasi impossibili dei 115 km dello stretto di Bass (Australia-Tasmania) sfidando onde di 3-4 metri e l’ipotermia. Micah Buzianis da parte sua, in un’epica edizione della Bridge to Bridge Ronstan a San Francisco proprio su un Formula Windsurfing si prese il lusso di lasciarsi dietro skiff e kite. Caratteristiche di “seaworthiness” e “seakeeping” nell’affrontare traversate e long distance e nel coprire un ampio range di condizioni di vento e mare, mostrano quindi in generale oltre alle tavole Formula (soprattutto quelle vecchie che ammortizzano bene l’impatto sull’onda) anche le combinazioni slalom 82-85 cm e rig 8.5-8.7: anni addietro Steve Allen con slalom e 8,6 vinse un’edizione della Lancelin Ocean Classic (in analogia con l’attrezzatura usata da Begalli) lasciandosi dietro di molte centinaia di metri il primo kite (fermo restando che i kite foil di oggi tengono medie veramente impressionanti come Riccardo Leccese ha dimostrato in una recente Ronstan). E non ritengo aggiungere nulla circa le varie Defi Wind…
In conclusione, onore comunque al simpatico tunisino, che con un’attrezzatura del valore veramente di poche centinaia di euro, tanto coraggio e passione avrebbe provato che si possono realizzare grandi imprese.
Giuseppe Scire’ Scappuzzo ITA-50″
source: Giuseppe Scire 4 www.RIWmag.com
photo: Giuseppe Scire, Google Map, W. Sultana